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Vallerano: un amore di storia e di sapori

di Daniela Proietti

Viterbo, 18 ottobre 2020

La mattina che abbiamo visitato Vallerano,  il cielo non prometteva nulla di buono. Era l’ultimo giorno d’estate,  e l’autunno annunciava trionfante il proprio arrivo. Per salire al comune dei Cimini, che dista meno di venti chilometri dal capoluogo della Tuscia, si deve percorrere la  Cassia Cimina e poi svoltare in direzione Canepina.

E Canepina la si sfiora soltanto con lo sguardo, non si visita più se non con l’intenzione, ma si marcia su quell’ agevole variante che limita gli attraversamenti dei centri abitati. All’ingresso dell’arcaico Valeriano, si è accolti da palazzi costruiti in tempi relativamente recenti, che ne dipingono un quadro dai tratti piuttosto ordinari. Poi la strada svolta e, scendendo, si scopre l’anima antica del paese.

La mia gonna di chiffon si agitava ad ogni folata di vento, e sono stata costretta a trattenerla più volte per non lasciarla in balia dei dispetti di Eolo. E’ proprio vero quando si dice che, a volte, la vanità  è più forte della ragione.

In genere le mie visite a Vallerano si svolgono in estate, durante quella particolare e bellissima festa che fa del borgo arroccato sui Cimini una bomboniera illuminata dalle calde luci di 100000 fiammelle, la “Notte delle candele”, manifestazione di cui ogni valleranese va giustamente fiero. Un pubblico più o meno giovane affolla le vie adornate e la grande piazza in cui, nelle estati, si esibiscono cantanti  e personaggi dello spettacolo, tutti piuttosto noti.

Delle feste e delle tradizioni del paese, ce ne ha parlato una persona che definirla gradevole, significa sminuirne la spiccata simpatia e spontaneità.

Il nostro amico Settimio ci ha accolti nel suo salone di bellezza, decisamente fashion, e ci ha raccontato con passione e col suo intercalare da valleranese doc, la storia di questo comune che si fonde dolcemente con quello che da sempre è territorio della famiglia Ruspoli, Vignanello.

L’attenzione del nostro narratore si concentra su ciò che fa del luogo in cui vive un posto da visitare, ovvero le feste che vi si svolgono, come quella ricordata poco sopra, poi la festa patronale, ai primi di maggio, in cui si celebra San Vittore con il trasporto di una minimacchina e i fuochi d’artificio, e la Sagra delle Castagne, che interessa l’intero mese  di ottobre e in cui vengono aperte e adibite a ristoranti le caratteristiche cantine.

Ma è anche la storia ciò che fa di questo centro abitato un gioiello tra i Cimini.

E sull’onda emotiva propagata dalle parole di Settimio, ci siamo mossi verso la porta del paese, posta al termine di una via in salita e sovrastata da un edificio e un orologio, accessorio irrinunciabile delle piazze principali di paesi e città.

Era quasi l’ora di pranzo, e dalle persiane dischiuse delle case usciva, delicato, il profumo delle pietanze preparate dalle massaie. Queste fragranze genuine ci hanno accompagnati lungo l’intricato percorso che segna le vie del borgo.

Nel frattempo il cielo si faceva man mano sempre più bluastro, portando con sé quelle nubi cariche di pioggia che ci avrebbero punzecchiato con forza durante il nostro viaggio di rientro.

Il borgo vecchio ci ha accolti mostrandoci la facciata della Chiesa di Sant’Andrea Apostolo, costruita su una preesistente rocca nel 1512 per volere della famiglia Farnese. Non siamo riusciti a visitarla, la grande porta in legno era serrata.  Alle pareti sono presenti affreschi del ‘500 e il trittico dell’ Assunta, realizzato da Carlo da Viterbo nel 1478, raffigurante la Vergine al centro e, sui due lati, i santi patroni di Vallerano, Andrea e Vittore.

Numerosi vicoli si dipartono dalla piccola piazza e salgono verso la sommità del borgo. Molti dei piccoli portoni d’ingresso delle case, sono abbelliti dagli onnipresenti vasi di gerani e ciclamini.

Tra quelle vie un poco oscure, dove l’ocra del tufo rischiara il grigio del peperino, ci siamo sentiti come degli ospiti graditi. Le antiche mura sembrava volessero parlarci ed arricchirci di una storia che non conoscevamo.

I 2600 abitanti di Vallerano, vedono le loro origini negli insediamenti che si rivelarono attorno all’anno 1200, quando venne edificato il castrum, anche se i primi ritrovamenti sembrerebbero addirittura risalire all’età del bronzo. Anche gli Etruschi abitarono il territorio, visti i ritrovamenti di alcune piccole necropoli le cui tombe sono state malamente saccheggiate. A giudicare da ciò che è stato ritrovato all’interno dei luoghi sopracitati, parrebbe che siano stati utilizzate in un primo tempo come abitazioni, e successivamente come fienili e ricoveri agricoli e per il bestiame.

All’inizio del III secolo a.C., i Romani passarono l’intricata Selva Cimina dopo che, nel 309 a.C., ebbero sconfitto gli Etruschi nella battaglia del Lago di Vadimone. L’intero territorio dei Cimini fu sottoposto al dominio di Roma e subì devastazioni con conseguenti spopolamenti e abbandoni.

Non si hanno notizie di ciò che accadde per quasi mille anni, e si ricomincia a parlare del territorio intorno all’ VIII secolo, allorché si sviluppò il potere della Chiesa. Vallerano entrò nel “Patrimonio di San Pietro” grazie all’atto di donazione da parte di Papa Adriano IV negli anni che intercorsero dal 1154 al 1159. Nei decenni che seguirono, da quanto si legge nello Statuto di Viterbo, Vallerano divenne possedimento del comune viterbese, per poi essere sottoposto, a fasi alterne ai Di Vico, agli Orsini e ai Farnese. Nel XVI secolo passò a Ludovico Borgia e poi ai Farnese fino alla distruzione di Castro, di cui faceva parte. In seguito ritornò al pontefice attorno al 1785. Nel 1870, entrò a far parte del Regno d’Italia.

La nostra camminata è proseguita e, calpestando i lastroni alternati alle piccole pietre declinate in varie gradazioni, abbiamo raggiunto la Chiesa di San Vittore della Muretania, patrono e protagonista di una festa in cui si può ammirare un grandioso spettacolo pirotecnico.

Il santo, martire durante le persecuzioni cristiane, era un soldato romano di stanza a Milano durante il periodo di Massimiano, a cui affermò la propria fede in campo civile e militare, ma per il quale non rinunciò al suo credo. Fu imprigionato e subì spaventose torture per poi essere successivamente decapitato. Il suo corpo, insepolto, venne ritrovato incorrotto  dal Vescovo di Milano. Oggi, il saccello decorato che lo contiene è incorporato nella Basilica di Sant’Ambrogio.

L’edificio di culto è stato eretto nel punto più elevato del paese, e non se ne conosce la data precisa in cui venne posta la prima pietra, sebbene si pensi che sia posteriore al XVI secolo. Accanto alla chiesa, la torre campanaria, composta da tre piani: pare che in origine ne avesse un quarto, che fu demolito assieme alla piramide che la sormontava nel 1604 a causa dell’instabilità dell’agile costruzione rivelatasi sin dal 1569.

Abbiamo continuato a girovagare per il paese, ammirando le tante case l’una addossata all’altra. Ci siamo sporti dal basso muro che cinge la strada che domina la vallata, abbiamo sbirciato all’interno di un piccolo ristorante riscaldato da una calda luce gialla e che ci ha portato alla mente le specialità dei Cimini.

Siamo poi tornati nella piazza in cui avevamo parcheggiato la nostra automobile non prima di aver acquistato un po’ della celebre porchetta di Vallerano, riflettendo su quanto gli abitanti abbiano fatto del commercio ambulante una delle maggiori attività.

Ci siamo poi diretti verso il Santuario della Madonna del Ruscello, nell’immediata periferia di Vallerano, che fu fatta edificare per desiderio dal cardinale Odoardo  Farnese, signore del Ducato di Castro.  Sembra che il progetto iniziale fosse di Girolamo Rainaldi.
La costruzione  iniziò nel 1604, sopra una preesistente cappella in cui era custodita un'immagine miracolosa della Madonna sulle cui labbra è presente il sangue sgorgato, che fu poi  inglobata nella nuova chiesa.  Ci hanno raccontato, che al proprio interno è custodito uno degli organi monumentali tra i più particolari d’Europa, risalente al 1756, costruito dalla famiglia di organai detta degli Alari,  per il costo di 150 scudi. In tempi recenti è stato restaurato  dalla Famiglia Artigiana “Fratelli Ruffatti” di Padova. 

Dopo vari tentennamenti, abbiamo realmente lasciato Vallerano, nel ricordo dei personaggi famosi che hanno avuto contatti con il borgo dei Cimini, da Corrado Alvaro, scrittore calabrese del ‘900, che acquistò poco prima dello scoppio della II guerra mondiale una grande casa di campagna alle porte del paese, sepolto nel cimitero citttadino e a cui è stata intitolata la scuola primaria, a Francesco Orioli, noto studioso e tra i fondatori della Repubblica Romana.

E poi, Ulpia Urbani, la mamma di Claudio Villa, al secolo Pica, il reuccio della canzone italiana. Un personaggio oramai appartenente a un’altra epoca, che noi quasi cinquantenni non abbiamo avuto il buon gusto di elogiare ed ammirare. Ci sembrava demodé, anacronistico, e la sua musica non era al passo coi tempi. Quali tempi, poi. Mi sono incuriosita ed ho fatto una ricerca su google. Ho ascoltato quello che è stato uno dei suoi ultimi pezzi “Un amore così grande”.

Ho pensato al borgo antico, alle strette vie in salita, alle chiese che non siamo riusciti a visitare, ai vasi allineati lungo le strade, agli aromi che uscivano dalle finestre, alla macchia fitta che tocca Vallerano da nord, ai nostri passi veloci e curiosi sui pietroni che costituiscono la pavimentazione, al cielo carico di nuvoloni che hanno voluto risparmiarci in quell’ultima giornata d’estate, ed ho capito che  il mio amore è proprio grande, immenso…

E'ovvio che abbiamo raccontato un borgo dal nostro punto di vista, senza voler scrivere una guida turistica. Ci scusiamo, quindi, per le mancanze e le imprecisioni (n.d.r.)

 

SORIANO NEL CIMINO, UN BALCONE TRA I MONTI

(LINK DI SEGUITO) http://www.viterbox.it/rubriche/borghi_7/soriano-nel-cimino-un-balcone-tra-i-monti_5778.htm

SORIANO NEL CIMINO E IL POSTO PIU' VICINO AL PARADISO

(LINK DI SEGUITO) http://www.viterbox.it/rubriche/borghi_7/soriano-nel-cimino-e-il-posto-piu-vicino-al-paradiso_5834.htm?fbclid=IwAR13rsuXsym7iYoI7C7c-Ebg2cZLW9Ikw6wC_WPJDBlRoGi4UvJ4S1iqQ_k

CANEPINA, UN PICCOLO BORGO E UNA GRANDE STORIA

(LINK DI SEGUITO)

http://www.viterbox.it/rubriche/borghi_7/canepina-il-piccolo-mondo-ai-piedi-dei-cimini_5894.htm?fbclid=IwAR2N9Of8hQAg0FZruLEXp7ZI0wgETsTXpcVVZBQLlM8pmc5WqGvT_KxU-BY

SAN MARTINO AL CIMINO: LA GRANDE BARCA IN MEZZO AL VERDE

(LINK DI SEGUITO) http://www.viterbox.it/rubriche/borghi_7/san-martino-al-cimino-la-grande-nave-in-mezzo-al-verde_5949.htm?fbclid=IwAR3Phf2zzxkLmDZSCzFSpdoaDi82FMDSKuoDXkcL0cm6zXBrLIZRQ_FP8Ps

 

 

 

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Commenti

03/08/2021
23:38:52
Vallerano: un amore di storia e di sapori (inviato da Aurora)
Non conosco Vallerano, non ci sono mai stata..ma con questo splendido articolo ho potuto muovere i miei primi passi in questo antico paese. Grazie a questo articolo ho anche scoperto che mia nonna era di Vallerano... Prossimo passo..andarci!! Grazie per la cura e la poesia trasmessa. --------------------------------- Grazie a te, Aurora....il tuo commento mi onora! Daniela

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