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Intrappolati nella rete. Tutti, nessuno escluso

Si susseguono in questi giorni notizie dal sapore amaro, rimbalzano in rete, sui social, divenuti una delle principali fonti di informazione mediatica.

Si rimpiangono a tratti i tempi in cui, per essere informati, si aspettava l'uscita del giornale la mattina presto, fresco di stampa sul tavolo dei bar. Un trafiletto, probabilmente asettico, narrava una vicenda. I commenti avvenivano nel bar, lungimiranti, di bassa lega, mediocri, interessanti, qualunque fosse la loro natura, duravano il tempo di un caffè.

Oggi no, oggi tutto resta, imprigionato in quella scatola a cui sempre più si affida il senso della propria vita.
Siamo nell'era in cui il valore della persona e le proprie esperienze si misurano in like sui social. Ciò che non esiste in rete, non è mai avvenuto, non ne resta alcuna traccia, dimenticando che un ricordo implica dell'intimità.

Ed eccola la parola chiave, intimità.

È stata violata, violentata, distrutta e, quotidianamente, si è complici di un gioco che contribuisce ad annullarla. È così che un gioco erotico ha bisogno di essere filmato per diventare eccitante, è così che si mette l'immagine del proprio  corpo in mano a chi ne potrà fare un uso incontrollabile, è così che una ragazza arriva ad essere alla mercè di tutti ed è così che avviene qualcosa di davvero pornografico: una donna si uccide perché la normale intimità tra due adulti diventa condivisibile con un mondo che, sempre più forte del suo essere virtuale, si sente in diritto di fare e dire tutto ciò che vuole.

Il commento del benpensante del bar, che predica bene e razzola male, diventa molto di più. Diventa un video su youtube, diventa milioni di commenti su facebook, diventa scambio di messaggi su whatsapp ed i mezzi di comunicazione si trasformano in gogne mediatiche dove tutti sono giudici, giurati, giustizieri della vita, sempre solo quella altrui, ovviamente.

È così che un gruppo di ragazzine ritiene normale filmare l'amica ubriaca mentre viene costretta ad un rapporto sessuale.Ed è così che un paese intero urla "se l'è andata a cercare" verso una minorenne vittima di uno stupro di gruppo.
Le opinioni da cui avremmo un tempo preso le distanze, ci vengono lanciate in faccia quotidianamente tra un post e l'altro, tra un commento, una foto.

Tra una schiavitù mediatica e l'altra.

Si dà la parola a quel bacino di utenza che di persona balbetta poco o niente, se non commenti derisori tra gli amici con la birra in mano e che poi davanti alla vita vera scappa, si nasconde e forse fa bene perché alcuni commenti sono peggio dei fatti, se possibile.

Cosa c'è di veramente spaventoso per ogni persona che leggendo starà pensando "io non lo farei mai"?
Spaventoso è quanto sia breve il passo tra questi racconti scioccanti e l'incapacità di godersi una cena tra amiche, una vacanza al mare, un dolce a tavola, un anniversario, uno spettacolo a teatro, il primo giorno di scuola di un figlio senza il dovere di immortalare, rendere pubblico, condividere con il mondo le proprie emozioni e quegli istanti. Si toglie un pezzo di vita vera e spontanea per donarla ad un mondo aleatorio, senza chiedersi da chi e cosa sia popolato.

Queste storie non parlano solo della concezione delle donne, ancora e ancora soggette ai più disparati commenti beceri, mediocri, meschini, ipocriti, queste storie ci parlano di noi, dei nostri condizionamenti, ci dicono molto su chi ci sta accanto, ci parlano del concetto di fiducia, quel brivido dal sapore antico della scelta oculata delle persone con cui condividere qualcosa di proprio, ci dicono tanto della facilità che si è raggiunta nel mettere la propria vita nelle mani altrui. Mani che possono essere assassine, oggigiorno dietro ad una tastiera ancor più che impugnando un coltello.


La riservatezza è diventata indifferenza e fa paura, una bocciatura x la propria esistenza che sia per un adolescente o per un adulto, che adolescenziale lo diventa nell'uso di questo meccanismo.

Invece da perdere non c'è un bel niente, se non il nulla del mondo mediatico e da guadagnare una grossa fetta di umanità che nessun "like" potrà mai sostituire o ripagare quanto un'emozione, impossibile da immortalare, perché i momenti migliori non hanno video o foto, se non nella memoria.

Maria Rita Pieri

Photogallery

Commenti

15/09/2016
23:17:12
Tutto vero (inviato da Barbara )
La sensibilità e l'umanità dei vostri articoli mi hanno sempre emozionato

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