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Il vuoto e nulla più.

Una cosa è certa: quando non ci sarà più, questa amministrazione lascerà in tutti noi un vuoto incolmabile.
Il vuoto cosmico che l'ha contraddistinta, un vuoto che dura da due anni e mezzo, il vuoto in una sala del consiglio troppo spesso vuota, un vuoto di idee, di contenuti, di concretezze, un vuoto amministrativo, un vuoto di cultura e soprattutto un vuoto umano.


Anche ieri è andata in onda l'ennesima rappresentazione di uno spettacolo squallido, uno spettacolo al quale ci hanno ormai abituato, la dimostrazione di come fare politica non sia necessariamente amministrare, anzi, di come la politica sia lontanissima dall'amministrare.


Piccoli uomini ci hanno ancora una volta raccontato che i problemi della città sono lontanissimi dai loro pensieri, che solo i privilegi e le supremazie di partito siano l'unico scopo per loro perseguibile.
In quella sala d'Ercole ridotta veramente in un postribolo politico, persone senza un briciolo di dignità hanno giocato a nascondino, hanno lasciato che solo il sindaco e il presidente di un consiglio ormai talmente inutile da rasentare il ridicolo, si presentassero a rispondere a un appello di fronte a banchi di maggioranza inesorabilmente vuoti.
E addirittura al secondo appello, neanche il sindaco si è presentato.


Ci raccontano che avesse già imboccato le scale per andarsene.
Ma forse aveva delle mascherate in programma, forse il giovedì grasso necessitava della sua presenza.
O forse si domandava semplicemente dove festeggerà il martedì grasso, la fine del carnevale.
E tutto questo di fronte a una opposizione mai così presente, mai così tronfia della sua forza, mai così numericamente superiore come in queste ultime sedute.


E la città?
Resta a guardare, immobile, forse rassegnata, forse inconsapevole di quello che accade in quelle stanze del potere, di un potere distruttivo mirato solo alla supremazia di bandiera.
È colpa di Tizio, no è colpa di Caio, ma tanto adesso arriva Sempronio.


Chissà cosa ci racconteranno i nostri prodi amministratori per giustificare la loro assenza, chissà quanti nonni faranno morire, quanti canarini fuggire, da quali malanni saranno investiti.
E con quale faccia si ripresenteranno domani di fronte agli elettori, quali mirabolanti opere si inventeranno per autocelebrarsi, quali castronerie racconteranno.


Domani lo sapremo, un giorno lo scopriremo.
Mi auguro solo che non dimenticheremo.

Giancarlo Paglia 

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