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Correre per mantenere chi "vive del suo"

Ogni giorno a Viterbo un viterbese si sveglia e sa che dovrà correre per mantenere chi "vive del suo" ma mangia "del nostro".

Ogni giorno un sindaco si sveglia e sa che dovrà tener duro ancora qualche ora, qualche giorno ancora, e poi potrà finalmente mostrare il dito medio a dissidenti e cittadini.

Ogni giorno un dissidente si sveglia e pensa a come giustificherà domani la pessima figura di m....

Ogni giorno un notaio si sveglia e aspetta...aspetta...aspetta pecore che un giorno si sono svegliate leoni, pecore che al primo abbaiare del cane pastore sono immediatamente rientrate nel gregge.

Ogni giorno consiglieri si svegliano sapendo che non si riuniranno commissioni e tantomeno consigli.

Ogni giorno mi sveglio sperando di aver vissuto solo un brutto sogno e invece mi rendo conto che vivo in un reale incubo.

Potrebbe sembrare la solita storiella della Savana e di chi corre per sopravvivere, per mangiare o per non essere mangiato.

Invece è solo la triste realtà di una cittadina immobile, sospesa nel vuoto creato da incoscienti amministratori, affossata da personaggi di una inutilità assoluta, da politici che arricchiscono solo le loro tasche e quelle di parenti e amici, che finanziano solo chi serve al loro scopo, che inaugurano opere che resteranno incompiute, che parlano di cultura senza neanche saper pronunciare una frase di senso compiuto, che pensano a opere colossali senza avere neanche i soldi per tappare due buche, duemila buche, che aspettano di spartirsi poltrone e cariche pubbliche, che vivono di una gloria immeritata, che godono di privilegi immeritati, che aspettano solo di apparire, che aspettano giornalisti disposti ad ascoltare e diffondere le loro inutili parole.

È la triste realtà di una città abbandonata da tutto e da tutti, di cui nessuno si prende cura, di cui nessuno ha rispetto.

Ma tanto ogni giorno migliaia di Viterbesi si svegliano, si guardano intorno e il loro primo pensiero è: esticazzi!

 Giancarlo Paglia

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