Mi piace sempre dare un titolo ai miei post. Racconta dove vuole andare a parare il mio discorso e mi fa sentire scrittore. Dunque, dove c'è un vincitore automaticamente c'è uno sconfitto. Si vince per merito, si vince per fortuna, si vince per scarsa combattività dell'avversario.
Già, può capitare anche questo, la scarsa combattività.
Non offre gloria al vincitore ma lo rende comunque tale.
Questo a volte è quello che vedo nella mia città.
La sconfitta palese dettata dall'apatia più assoluta, dalla scarsa voglia di combattere, da quel senso di "ma si, ma tanto a che serve", da quel volere assegnare una fatalità ineluttabile a tutto quello che condiziona la nostra vita.
A che serve, tanto poi....
E allora accettiamo tutto, ma facciamolo senza lamentarci, senza continuare a mugugnare, senza cercare il nemico.
Perché il nemico siamo noi, noi con il nostro menefreghismo, con il nostro "a un palmo dal c..o mio, ndo coje coje".
Questo vedo anche in questo gruppo, la voglia di protestare senza farlo, la voglia di combattere senza scendere in campo, la voglia di barricate senza spostarsi da casa, la voglia di costruire senza sporcarsi le mani.
Difficile realizzare cose migliori se ci accontentiamo di quello che abbiamo.
Per alcuni questo gruppo è solo una pagina in più in cui venire a cazzeggiare, a spettegolare, a sfogare i propri malumori.
Per qualcuno è invece un nemico da combattere, c'è chi gioisce per eventuali sconfitte, per eventuali abbandoni, per eventuali allontanamenti, per rifarsi di cattiverie personali, per vendicarsi di fatti personali.
Per questi magari provo anche pena, perché se per loro sono queste le soddisfazioni della vita...hanno una vita ben misera.
Noi proviamo a organizzare sperando sempre in una partecipazione massiccia.
Dietro la creazione di un evento c'è sempre del lavoro, c'è sempre un perché.
Non è che ci svegliamo la mattina e decidiamo dove andare a raccogliere la merda dei nostri concittadini incivili, non è che sia questa la nostra aspirazione, non godiamo nel rimestare nei rifiuti degli altri.
Non godiamo nel rompere le scatole alla politica, nell'essere malvisti quando entriamo in quelle stanze, nell'essere considerati dei rompiballe, se non dei nemici.
Non godiamo nel perdere ore del nostro tempo a lavorare per preparare quello che per alcuni è solo una raccolta di rifiuti, la pulizia di una fontana, la ritinteggiatura di una scuola, l'incontro con Tizio piuttosto che con Caio.
Il nostro vorrebbe essere solo un esempio, vorrebbe essere uno stimolo.
Ma verso chi se poi ci ritroviamo ad essere sempre quattro gatti?
A che serve gestire un simile gruppo se poi si è sempre i soliti?
Forse si farebbe prima a fondare un piccolo club.
Siamo in tanti, siamo in quattromila, quando ci contiamo siamo in quindici. E gli altri?
Tutti sempre impegnati, tutti con tempo da perdere dietro la tastiera ma senza tempo per difendere i propri diritti.
Quattromila super indaffarati e una quindicina di nullafacenti.
Ma va bene lo stesso, forse il mio può essere un piccolo rimprovero, sicuramente non un'accusa.
Ma in tutto questo ci sono dei vincitori e ci sono dei perdenti.
I vincitori sono coloro che continuano indisturbati a fare i loro porci comodi, i perdenti invece...bhe, basta cercare uno specchio.
"Per me si va nella città dolente,
per me si va nell'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente...."
Per gioco dissi che le parole del Sommo erano riferite alla nostra città, oggi invece ne sono sempre più convinto.
Fatevi un giretto nell'ottavo cerchio (malebolge) e poi ditemi se non ci siamo noi.
Non so se sono stanco o forse deluso, probabilmente mi sento realista.
E nella realtà vedo un popolo che si accontenta.
E chi governa ne approfitta.
Va bene, è nell'ordine delle cose. Almeno nel nostro caso.
La forza degli oppressori è nella debolezza degli oppressi.
Giancarlo Paglia.