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Viterbese: andare in Lega Pro, non è proprio un sogno

Andare in lega pro non è proprio un sogno. Passare dall'entusiasmo esagerato per l'avvento della famiglia Camilli, a più miti entusiasmi, il tifoso viterbese c'è abituato. Ma addirittura dalla possibilità di una eventuale esclusione dalla serie D, d'improvviso ritrovarsi in Lega Pro, anche per le coronarie più forti potrebbe significare cedere di schianto. Certo, ma di che stiamo parlando? Parliamo del fatto che da voci sempre più insistenti provenienti direttamente dalla capitale, pare che la federazione stia quasi per "supplicare" la Viterbese Castrense a salire tra i professionisti.
Come? Da Roma ci fanno sapere che come prima mossa la società entro breve deve regolarizzare l'iscrizione alla serie D. Una volta fatta l'iscrizione attendono la richiesta di ripescaggio da parte della società.
Perché la Viterbese potrebbe essere ripescata? Per diversi motivi: il primo è lo stadio che per la categoria è un lusso. Secondo, per i conti in regola della società. Terzo motivo, per il buon settore giovanile che dispone e quarto motivo perché essendo quinta in graduatoria entra a pieno titolo al posto delle decine di squadre che in questo momento stanno sulla graticola in tutti i sensi.
Bene. Noi sogniamo anche ad occhi aperti, però mai dire mai. Andiamo a cercare di capire la situazione societaria: la famiglia Camilli pare ogni giorno sempre più decisa ad uscire dal mondo pallonaro. Se malauguratamente la cosa si dovesse avverare, pare che su quasi 300 mila abitanti della nostra provincia, solo l'imprenditore Mario Corinti sarebbe disposto a rilevare questa società.
Perché? Ovvio: sono anni che sputa sangue per tenere vivo un settore giovanile che grazie a lui e ai suoi collaboratori è diventato un’eccellenza di tutto rispetto e quindi non se la sentirebbe di abbandonare tanti amici e tante persone che gli vogliono bene. Ma corre anche dei rischi: se dovesse fare una squadra di serie D, composta dal settore giovanile e da qualche rientro di viterbesi migrati in altri lidi, allo stadio difficilmente potremmo contare sul pubblico delle grandi occasioni... Non solo: un campionato di serie D comporta invischiarsi in una melma calcistica, che inevitabilmente farà passare decenni prima di rivedere il calcio che conta nella nostra Città. E quindi? Quindi speriamo che le voci romane dicano il vero... Perché una squadra tra i professionisti ti permette di lavorare e lanciare giovani dando un apporto economico non indifferente alle casse societarie; permette di stare su di un palcoscenico nazionale dove potrebbero bussare alla porta della società altri imprenditori con nuove forze economiche... In poche parole meglio fare un campionato di Lega Pro, con la consapevolezza che al momento l'unico obiettivo è la salvezza, che fare un anonimo campionato di serie D, con la consapevolezza di rimanerci per i prossimi 10 anni. Quindi diamo merito a Mario Corinti augurandoci che riesca a ricondurre questa barca in porto, ma soprattutto ora come non mai, che drizzi le antenne, perché la Lega Pro è veramente a portata di mano, specialmente adesso che la federazione per motivi di gestione valuta se è disposta a rinunciare alla quota di 500 mila euro.
"Presidente" Corinti: la patata bollente ora è nelle sue mani... La cucini al meglio.
Lucio M.

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