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Il sabato del villaggio

Il cassiere è solo, dentro uno spazio fatto solo di neon e di scaffali vuoti. Si passa la mano sui capelli grigi e appoggia il palmo della mano sulla fronte.
Passo da dietro, nell'uscita senza acquisti, perchè oggi ho commesso un errore, pensavo di trovare il solito e invece ho trovato il nulla.

Lo spazio, enorme, è un paio d'ettari di aria umida e di cartelli colorati che raccontano sconti disordinati. Un supermercato storico chiude, non solo qui, ma in tutto il paese. Specchio di un fallimento sia economico che di dignità. Uno specchio delle bugie, delle priorità sconvolte, della follia di un paese alla deriva.
Non voglio entrare nel merito, non me lo posso permettere, non voglio sindacare sulle cause perché non le conosco, voglio solo condividere il dolore di quella sottile disperazione, quello sguardo vuoto legato alle leggi del mercato, alla domanda e all'offerta, al principio edonistico.

Non so perché lo scrivo. So solo che ora, non faccio altro che collegare le mie emozioni ai fatti intorno, alle promesse di cui ci nutriamo, alle priorità che qualcuno ci ha distribuito e che, stranamente, non coincidono con quelle percepite.
Apro il cuore ai ricordi, raggruppo le emozioni da persona comune. La Cassia nord è un'esplosione di vegetazione, il verde ovunque. E' piovuto da poco e "Orpheus" di David Sylvian mi fa compagnia fra le foglie e le gradazioni di smeraldo.

Torno a casa.

La gente è per strada, come per un prodigio, in una forma di disordine organizzato. Fiera sulla propria auto, un pezzo di ferro lavato come estensione del proprio pene, con vestiti puliti ed in tono, con il trucco del sabato mattina e il cellulare di ultima generazione.
E in questa sorta di movimento anarmonico, non percepisce che il progresso che ci hanno propinato ci mette su strade da diligenza, in un mondo avvelenato, con regole basate sul libero arbitrio.
Non conta più essere qualcuno giusto.
Conta solo avere qualcosa di giusto, conta apparire giusti.
Nessuno capisce che non c'è civiltà senza lavoro, che non esistono garanzie di dignità con le priorità "elettive" e non quelle effettive.

La precedenza è diventata IO e non più NOI.
Senza sapere che fra quei NOI ci sono i nostri figli e moltissimi dei nostri padri e mariti.
Mi torna in mente la piaggeria di chi dice che possiamo farcela.
E nel traffico, senza forma, in una sorta di melensa poltiglia di carne, penso ai soldi spesi per il nulla, penso allo Stato dei rinnegati, dei voltagabbana e dei corrotti, ai prepotenti impuniti, alle armi di distrazioni di massa..

Domenica l'uomo che raccontava barzellette a Cesano Boscone sarà da Fazio per una riedizione del programma che da "che tempo che fa" si chiamerà "che tempo che fu"..
dirà, sotto le elezioni, che darà 500 euro ai pensionati, dirà che la figa è patrimonio dell'umanità e che il lavoro c'è per tutti...
Nel frattempo "F-renzie", avrà fatto digerire la riforma della scuola coi presidi sceriffo, la legge sulla corruzione (dicendo che l'italia è con questa legge, la nazione più trasparente del mondo) e la gente si continuerà a buttare dai ponti per i debiti alle scommesse..

Dicono il verde sia il colore della speranza. E' piovuto. Il verde è ovunque oggi.
Anche le buche, sotto pozzanghere che sembrano poco profonde.

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