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Dell'articolo indeterminativo e determinativo

Ieri pomeriggio si è svolta, nella magnifica cornice del caffè storico cittadino, la cena per la raccolta dei finanziamenti per la prossima edizione di “Caffeina”. Una sorta di tappeto rosso per l'”intellighenzia” viterbese, nella considerazione che, in effetti, Caffeina è “una” reale risorsa per la città e ogni anno diventa sempre più grande, sempre più bella, sempre migliore. Considerate che l’anno scorso riuscirono a far cantare Piero Pelù a piazza San Lorenzo, di fronte al duomo, un po’ come, esagerando, far fare un murales ai vignettisti di Charlie Hebdo a La Mecca.  L’evento giunge in concomitanza del dibattito sulla candidatura della città di Viterbo a Capitale della Cultura, in quanto la città, da diversi anni e sotto gli occhi di tutti, è molto più attiva culturalmente e artisticamente ed il feedback in termini di qualità della vita e di civiltà è evidenziato dalla caduta libera nella classifica annuale.

Ora, nulla contro Caffeina che, ripeto, è “una” vera risorsa, ma vorrei far notare l’improvvisa parabola della manifestazione: ancora deve cominciare e già se ne parla compiutamente, come l’anno scorso, dove, già un mese prima dell’inizio ufficiale, erano usciti decine di articoli sull’argomento. Nulla di strano, per carità, non foss’altro che l’anno prima fu completamente ignorata, come se in città non ci fosse nulla di diverso, la stampa viterbese, ignorò totalmente l’evento e se ne parlava era solo per sonori cazzaiatoni (palchi, disturbo della quiete, parcheggi..). Ma forse qualcosa è cambiato, magari grazie anche ad un piccolissimo conflitto di interessi, ma proprio piccolo piccolo.

Già perché nelle vie cittadine si respira aria nuova, ci sono manifestazioni, giochi, luci e cotillon e la città è sempre più viva culturalmente. Cultura, ormai si parla solo di questo.

E mentre fra un apericena e l’altro il management viterbese si imbonisce lo “Steve Jobs” de noialtri, mi viene in mente ancora una volta quello che lo psicologo Abraham Maslow si inventò  negli anni ’60: la piramide dei bisogni umani. Se parliamo di uomini noi siamo piuttosto primitivi (pappa, cacca, nanna e figa ci bastano) mentre per le donne le cose  sono un po’ più complicate e oltre alla fame, sete, sonno, pipì hanno anche catechismo, suocera, madre, tende, scarpe, borse, amiche, palestra, tonalità di colori, accostamento degli stessi ecc..  (si scherza ovviamente).

Maslow dicevamo, ebbe il grande merito di definire le priorità delle esigenze della nostra specie. Alla base i bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.), poi i bisogni di salvezza, sicurezza e protezione, poi i bisogni di appartenenza (affetto, identificazione) per salire ancora ai bisogni di stima, di prestigio, di successo, fino ad arrivare alla cima della piramide: i bisogni di realizzazione di sé, dove identità, aspettative, socialità e tanta “rava e fava” hanno un link biunivoco con il termine cultura.

Comunque la teoria dei bisogni e la piramide annessa fu molto contestata, un po’ per la mancanza di basi scientifiche un po’ perchè ci sono luoghi dove la piramide è effettivamente invertita. Viterbo è sicuramente una di queste località. Ora, senza farla particolarmente lunga, e senza usare ulteriore sarcasmo, mi chiedevo: ma come si può parlare di cose così auliche, elevate, quando non abbiamo la base? Il lavoro è praticamente inesistente, negli ultimi due anni non si è visto un cambiamento, una variante, una modifica. Per dire, hanno impiegato 2 mesi per trovare un sostituto ad una carica e parlano di cultura, di progetti, di lavoro, di indotto e turismo quando si cammina su strade da giungla di Sulawesi.

Tutte cazzate.

Mai vista una città più abbandonata a se stessa come Viterbo e abbiamo il centro medievale meglio conservato d’Europa trasformato in piasciatoio. Percezione del danno fatto: assente. Percezione dell’inutilità delle scelte: assente, percezione del cambiamento: assente. Si vive di proclami, la verità non si trova mai, si cammina. Fallita, appassita, abbandonata. Una città devastata da scelte imbarazzanti, da una giunta imbarazzante, dove l’indifferenza della gente è retaggio di un sistema viscerale, fatto di favori e voti di scambio.

E ieri la top class viterbese si è radunata per finanziare Caffeina. Chissà quali sorprese avranno in serbo quest’anno gli scaltrissimi organizzatori. Nulla contro Caffeina per carità, ma Caffeina è “una” risorsa, non “la” risorsa.

L'uomo del terzo piano (b.p.)

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